Primo postulato del lettore errante.
I libri ci scelgono.
Mi sembra un buon punto di partenza per quella che non sarà una recensione ma piuttosto il racconto di un viaggio: andata e ritorno.
Andata.
Un consiglio, su tutti e prima di tutti, mi aveva fatta voltare verso questo autore per me sconosciuto. Libro poi incontrato in mille vetrine, librerie, luoghi fisici e virtuali, complice una copertina che rimane impressa nella memoria.
Un viaggio di andata tuttavia decisamente lungo, fatto di numerose soste, tra giornate piene, altri libri sul comodino, un treno lento perso tra le stazioni di tante giornate estive. Finché, complici gli scaffali della biblioteca (chi se no in fatto di libri?), il libro si schiude tra le mie mani un pomeriggio di agosto insolitamente silenzioso.
“Non sai niente di me, eppure sai tanto perché sei mia figlia”. La prima frase, un sipario che si apre, solo per richiudersi dopo 175 pagine sull’ultima “Andare avanti, come diceva Má, è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci”.
Ritorno.
Questa che ho tra le mani è la storia di una terra prima ancora che di un popolo, italiano solo per confini geografici. In questo viaggio di ritorno, su questo treno stavolta più veloce, guardo fuori dal finestrino e vedo le valli tra le montagne, vedo i paesi, vedo le case e se il treno rallenta intravedo le persone.
Cosa c’è dietro ciò che vediamo? Quali storie rendono tali i luoghi che attraversiamo? Possiamo pensare di conoscere un luogo solo perché ne abbiamo toccato la superficie?
Con il libro tra le mani e nel cuore vi dico che sono le storie, quelle singole che si intrecciano con la Storia (S maiuscola) collettiva a fare di un luogo quello che sentiamo (il solo vedere non sarebbe abbastanza).
I luoghi fisici diventano in questo modo luoghi dell’anima perché è proprio a quella che parlano.
Noi, da parte nostra, dobbiamo solo allontanarci dal vociare assordante e da tutto ciò che in questo tempo viene urlato per cogliere un’essenza fatta di sussurri, non meno profondi, capaci di cambiare il nostro commento al mondo. Dietro ogni strada, ogni curva, i luoghi raccontano la loro storia assieme alla nostra. Ed è una storia fatta talvolta di incuria, abusi, scorciatoie…ma se non accettiamo di conoscerla, se non accettiamo di farne parte aprendo noi stessi ad un ascolto silenzioso dell’anima del mondo, quella storia è destinata a scomparire. Siamo l’unico mezzo di sopravvivenza della storia dei luoghi e, allo stesso tempo, non possiamo fare a meno di conoscerla e accettare di esserne responsabili.
Vagando, in stazione.
Dai viaggi si torna sempre con un regalo. Il mio per voi sarà questa frase “Forse l’unico modo di continuare a vivere è farsi altro, non rassegnarsi a stare fermi”
E mentre ritorno, stanca dal viaggio, in una delle nostre “stanze con vista”, credo che aspetterò. Aspetterò le vostre letture, uguali o diverse da questa. Aspetterò di parlarne con voi, là fuori o qua dentro. Aspetterò le vostre frasi. Aspetterò…almeno fino al prossimo viaggio!
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