Rieccoci qua, Campeginesi. Vi sarete chiesti (o forse no) che fine avesse fatto la “questione pubblica”. Beh, è la stessa cosa che ci siamo chiesti noi per il Consiglio Comunale, che non si convocava da tre mesi.
Tanto si aspettò, che piovve un ordine del giorno piuttosto affollato, fitto di scadenze normative sugli equilibri di bilancio; tutto da approvare in fretta entro il 31 luglio. Ma anche di aspetti tecnici importanti come l’aggiornamento del piano di protezione civile e le procedure per la gestione del rischio sismico.
Non vi sottoporremo a questo supplizio burocratese, promesso. Saremo clementi, all’imbocco delle ferie. O a ferie già iniziate, a giudicare dai banchi dell’opposizione, dove un capogruppo circondato da sedie vuote ha condotto un solitario contradditorio per tutta la serata.
Non proprio un colpo d’occhio edificante. Ma di strani spettacoli se ne possono trovare molti, in quest’aula: ad esempio un Primo Cittadino che preferisce intervenire sopra le righe e sopra il merito dei punti, e passa la parola agli assessori competenti; che a loro volta ci ricordano come sia tutto abbastanza tecnico, e che è possibile chiedere al tecnico presente dettagli su cosa ci sia davvero scritto nella delibera. E dover attendere il funzionario del Comune di Campegine, che non lavora più per il Comune di Campegine, cosa davvero sia quell’atto che di lì a poco sarà votato. Lo spettatore può chiedersi, qua e là, perchè sembrano dire cose diverse, e perchè non si guardano nemmeno in faccia tra loro. Qualcuno ci prova pure, a spiegare meglio, come la vicesindaca o il torrenziale Mori. Voci generose che non fanno coro.
Che fatica capirci qualcosa, lo sappiamo. Ad esempio non si sa quando avremo un segretario comunale. Cioè, ne avevamo una, poi per un bel po’ il vuoto, poi abbiamo fatto una convenzione con Gattatico e Brescello, poi è andata male, e la sfiducia, e le elezioni… insomma, citando il Sindaco: “direbbero i bambini, non è stata colpa nostra”. Ma adesso, ci riproviamo. E speriamo bene.
C’era spazio, in tutto l’ordine del giorno non proprio scoppiettante, per un solo atto politico, piuttosto atteso. La convenzione con la scuola materna parrocchiale aveva acceso per qualche fugace istante l’attenzione della nostra comunità, mesi or sono. Si parlava di tagli, si parlava di confronti, di trattative, addirittura di chiusure. Forse qualcuno si aspettava persino una discussione aperta. Ebbene, la nuova convenzione si è fatta, migliorando pure alcune parti del testo, ma ha soprattutto ribadito la scelta di questa amministrazione: il taglio di fatto da 80.000 a 65.000 euro, diventato però un contributo una tantum, non più parametrato a numero di iscritti o sezioni attive. Forse è questo “regalo” (che cancella un cardine storico di tutti gli accordi paritari nei servizi pubblici) ad aver convinto la Parrocchia ad “allinearsi alle nostre posizioni”, ha dichiarato un Artioli gongolante.
Chi ha vinto e chi ha perso? Beh, la scuola vivrà, e sembrano tutti contenti. Il resto sono questioni di sfumature, principi di etica pubblica, in una parola di sensibilità. Ad ognuno la propria.
Quella dell’Errante, per dire, resta determinata a frequentare quell’aula: perchè è proprio in serate come queste che si riscoprono le buone ragioni, anche personali, di non mollare la presa, per tenere alte opinioni, vigilanza, intransigenza. Continuando a preferire le parole proprie a quelle altrui. In questa serata di consiglio i fortunatissimi presenti hanno potuto sentire, virgolettati in rapida sequenza, gli aforismi di Vincenzo Gioberti, Martin Lutero e Armando Diaz. Chi non resiste al vizio della citazione è di solito a corto di frasi proprie.
Rispondi