Anno più/Anno meno

E’ passato un anno, o poco più. Un anno da quel primo sguardo obliquo, un anno da quando abbiamo osservato il nostro Paese con occhi davvero diversi. Quasi per la prima volta. E un anno è il tempo giusto per fare una prima rassegna dei pensieri. Quindi mi immagino qua, Campeginese Errante, su una panchina, a parlare con voi. A parlare di voi.

Nelle chiacchere da panchina, si sa, non si va in ordine. Si segue un flusso, né coerente né costante, di coscienza e di memoria. Un nostro personalissimo filo legato alle passioni che ci hanno animato in questo anno, alle delusioni che ci hanno toccato e alle vittorie e alle sconfitte cui abbiamo assistito o partecipato.

Avendo ancora i fuochi d’artificio negli occhi, ha vinto senz’altro la Campegine partecipe e presente alla Fiera. Ha vinto proprio la Campegine Viva. Tanta musica, dalle piacevolissime novità dei musicisti campeginesi, alle tradizioni riscoperte, come il concerto in chiesa… per chi si ricorda dei banchi girati ad ascoltare le scale degli archi e dell’organo.
Nonostante la corsa all’ultimo minuto, molte realtà del Paese sono riuscite
stringendo i denti a proporre numerose e varie attività, dalla caccia al tesoro alle gare culinarie, passando per arte, cultura, passatempi d’ogni gusto.

Ha perso nel frattempo (qualche pezzo) il nostro Municipio, anche di recente e nel silenzio generale. Persone e competenze, forse servizi. Di certo coesione in una macchina complicata come quella degli uffici comunali. Siamo partiti dalla raccolta delle foglie, con una giunta impegnata mani e piedi nella cura dei nostri viali, al posto di operai, funzionari (e soldi). Una carrellata efficacissima di scatti a sancire l’ottima comunicazione. Ma degli uffici vacanti non appaiono immagini sui social. Nessuno mi toglierà mai dalla testa che la politica sia la più alta forma di volontariato. Ma amministrare la cosa pubblica non è volontarismo, semmai responsabilità.

Ha vinto, con pochi dubbi, una visibilità diversa degli amministratori, dal Sindaco in poi, nel Paese. Presenti e vicini ai temi quotidiani. Orizzontali alla cittadinanza che li ha premiati giusto un anno fa. La giunta c’è e si vede. Magari non tutta, ma quella che conta. Ha perso la scena, specularmente, l’opposizione: l’alternativa a questo governo, di cui v’è poca traccia nella comunità e nel dibattito pubblico. Ancor meno negli eventi e nella vita corrente del Paese. Incerta sul da farsi, sul chi essere, sul perchè. Una lunga eredità, un bagaglio di voti imponente, ma il respiro troppo corto per sostenere entrambi.

Ha perso, di conseguenza, ogni ponte creato o tentato tra le forze presenti in Consiglio. Che essendo due, ed essendo circa la metà esatta della cittadinanza, mica si possono evitare a lungo. Sarà perchè si tratta di due forze entrambe appena nate: una trovatasi al governo, l’altra risvegliatasi all’opposizione. Due debutti con un prezzo per tutti.

E visto che siamo su una panchina, ci possiamo togliere le scarpe, con un po’ di sassi dentro. Quelle cose che non si possono accettare, né dimenticare…
Ha vinto il silenzio assordante sul taglio brutale alla scuola parrocchiale dell’infanzia. Ventimila euro per i quali la Parrocchia aveva agitato scenari di guerra e l’Amministrazione aveva balbettato. Dopo riunioni a porte chiuse, nessuno dei due soggetti in causa si è preoccupato di esplicitare gli esiti del confronto. Concentrati tutti gli sforzi nel marcare le posizioni, nell’impedire qualsivoglia “ingerenza” esterna, o nel sopprimere un sano dibattito, nè il Comune né la Chiesa si sono preoccupati di informare i soggetti più importanti, per il quale il servizio esiste: le famiglie, che continuano a chiedersi “ma la scuola si aprirà?”. Anche per questo, ha perso (e di svariate lunghezze) la credibilità di tre attuali consiglieri, firmatari di una lettera di poco più di un anno fa, nella quale si garantiva pieno sostegno alle attività parrocchiali in cambio di una piccola crocetta. Facciamo in modo, almeno che non si perda anche la memoria dei fatti, delle parole, degli impegni.

Ha perso, o meglio stiamo perdendo, la capacità che avevamo di appassionarci alle cose grandi che accadono attorno alla nostra piccola realtà.
E ha vinto, o meglio sta vincendo, la violenza delle parole sul confronto delle idee. Quel discutere civile, come noi e voi adesso, su questa panchina. Che ne è di noi? In cosa ci siamo trasformati nell’ultimo anno, e forse anche prima? Leggo i commenti sui social network, specchio di una comunità incattivita. Davvero… Siamo di Campegine Se… partecipiamo a questa sassaiola di offese, discutibili ironie, volgarità? Sono gli stessi protagonisti di questa nuova stagione politica a mancare di rispetto al proprio ruolo pubblico e a ciò che rappresentano, in ultima analisi a se stessi. Smarrito il peso delle parole, non sarà certo il latino a restituircelo.

Si, forse da questa piccola panchina, paiono più le sconfitte che le vittorie. Ma si sa, i Campeginesi Erranti sono inquieti e parziali. E hanno passato un anno di tempesta, a vagare e sbagliare, che più erranti non si può. Nè esaustivi né autorevoli. Ma liberi di ragionare in ogni direzione di questo anno più/anno meno, scegliete voi il segno che più vi rappresenta.

Più o meno, ma sempre qui, sul blog, dove aspettiamo le vostre idee, i vostri bilanci, e soprattutto le vostre critiche.

Perchè gira e rigira, i Campeginesi Erranti qui resteranno, a costruire la Campegine del dibattito.

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