“Io mi chiedo che cosa pensa la gente là fuori. Vedono i nostri furgoni ma non sanno quello che facciamo … magari pensano che non stiamo lavorando e invece …”.
C’è un tempo per ogni cosa: uno per la critica e uno per la lode, uno per l’invettiva e uno per la riflessione.
E poi c’è il tempo giusto per fare un lavoro complesso, importante, scrupoloso.
Ecco: l’opera che si può intravedere dalle reti del cantiere, e che prorompe come un fiume necessario dalla voce di chi ci sta lavorando dentro è proprio così. Ha bisogno di tempo.
Va detto, a quell’operaio che ha spiegato con passione e buon senso cosa accade in queste settimane dentro la nostra palestra comunale. Dovrebbe sapere che c’è l’Errante a raccontare una delle più pubbliche tra le questioni, in un paese in cui niente sembra succedere. Una questione che ha fatto discutere e preoccupare cittadini e non. E che rischia di essere confinata entro quattro mura, d’ora in poi solidissime, ma che qualcuno dovrà pure far parlare.
Dentro la nostra cara vecchia palestra sta nascendo una seconda anima, un’armatura flessibile pronta a imbrigliare l’energia sismica. Un impressionante reticolo di piastre, funi navali, tiranti, intercapedini invisibili le stanno dando una nuova vita. In caso di terremoto oscillerà con educato autocontrollo, e potrà ospitare ogni emergenza. Ma noi la vogliamo pensare sempre piena di atleti e mai di sfollati.
Quattro mura ad alta perizia antisismica insomma, a cui un gruppo di operai stanno lavorando con ostinata professionalità. “Anche la domenica…no domani no…se no c’è da impazzire…ma domenica scorsa eravamo qua, con questo caldo che attacca persino le resine”.
I lavori, si diceva e ci dicevano, sono complessi e sono lunghi. “Per fare le cose con calma servirebbero almeno 30 giorni in più…150…invece ne abbiamo solo 120”. Invece bisogna correre, affrontando quotidianamente i mille problemi di un cantiere che come sempre si presentano solo a lavori iniziati. “Ci sono ferri ovunque nei pilastri. Le punte diamantate si rompono, e ad ogni punta sono 3 giorni in più”.
E dopo le punte di diamante ci sono le corde di violino, come al piano di sopra. Una stanza dove prima ce n’erano due, una parete demolita… “Qui c’erano i ragazzi di Musicamica. Ma questo cosa c’entra con l’antisismica?”. “Niente, ma c’era da fare anche quello”. Stanza più, stanza meno…
Persino negli occhi dei profani, l’intervento in corso dà tutta l’impressione di essere serissimo e all’avanguardia. Che è per i cittadini, e dunque per l’Errante, la notizia più importante di tutte. “Certo, se lo avessero fatto prima, prima di fare gli altri lavori, oggi sarebbe più facile”. I lavori sono quelli che anni fa sembravano prioritari ma che hanno solo sistemato la superficie di un’opera che doveva essere toccata nelle fondamenta. Partire dal linoleum per arrivare alle travi si è rivelata una scelta decisamente discutibile. Sì, anche questo ormai lo sappiamo molto bene…
Il tempo di ogni cosa fatta bene non è sempre il tempo del discorso pubblico. “Il termine finale, considerati tutti gli slittamenti diventa il 30 giugno” diceva la giunta in consiglio il 30 marzo, a lavori appena iniziati. Ma il cartello di cantiere parlava già una durata (massima) di 120 giorni dal 25 marzo. Quattro mesi, appunto, dei 5 ideali, e uno in più del previsto.
Oggi è il 10 luglio e i lavori procedono a pieno ritmo grazie all’impegno e alla costanza di ingegneri e operai. Professionalità indiscutibili, al lavoro 7 giorni su 7. Che non bastano per onorare le dichiarazioni ufficiali, ma basteranno per una palestra con i …controcavi. Ma nel tempo giusto.
“E il comune?”
“Ah sì sì…loro seguono la parte più burocratica”
“Già …”.
“Sapete una cosa? Dovevano iniziare prima questi lavori. Almeno un mese prima…ma immagino ci siano stati i soliti problemi burocratici”
“Sì…immaginiamo anche noi”
E allora buon lavoro e buon tempo a tutti. Finalmente quello giusto.
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