Se un giorno d’autunno, un campeginese

L’importanza dei particolari. Invisibili, eppure potentissimi.

Così eccoci qua, un freddo e grigio pomeriggio d’inverno. Che forse non è stato così freddo e nemmeno così grigio se non ha impedito di accendere le luci dell’albero o meglio ancora i sorrisi delle persone.

Cosa ho visto? Ho visto cioccolata calda, ho visto mani che creano, ho visto persone che parlano sotto strati di lana e cappelli caldi. Ho visto il più improbabile carro trainato dalla più improbabile slitta che si possa immaginare e ho visto i sorrisi dei bambini che per un attimo credo si siano realmente sentiti al Polo Nord. Ho visto una cassetta delle lettere.

“Caro Babbo Natale…”. Cosa vorrei? Vorrei che quegli attimi diventassero ore, giorni, anni.  E già che ci siamo e sei nelle spese…la vedi quella stella? Quella dietro la cassetta, quella fatta di tante luci colorate. Ecco…facciamo un gioco, io e te. Immagina quella stella come il nostro paese, piccolo in realtà. Dopotutto cos’è una stella nell’Universo. E guardiamo insieme oltre. Dietro. C’è un filo che unisce tutte quelle luci. Ecco, io vorrei quel filo in grado di unire luci, persone, credo differenti.

E perdona l’eccesso di romanticismo che ben poco mi si addice, Caro Babbo Natale, ma sarà il Natale, saranno le Feste. Sarà che, alla fine, credo ne abbiamo tutti un po’ bisogno.

 

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